Longevità e sopravvivenza nell’immaginario tra Ottocento e Novecento
L’uomo trova inaccettabile il proprio finale annientamento e perciò da sempre insegue disegni che lo sottraggano a un destino che sgomenta per l’impossibilità o almeno per la difficoltà d’immaginarlo. (Se divento niente, divento tuttavia qualcosa – fa notare Emanuele Severino, un filosofo vivente che segnala come non si possa negare uno statuto di esistenza al nulla). In antico la vita dell’uomo era breve, la violenza degli elementi invincibile, gli agguati d’ogni sorta inevitabili, fatale la corruzione dei resti mortali. Fu ragionevole – e tuttora per miliardi di uomini resta ragionevole – credere a una sopravvivenza post mortem in un altro mondo, in un altrove variamente indicato. Ma l’uomo contemporaneo riesce a prolungare sempre più la sua permanenza in questo mondo. Il terzo millennio si apre con inediti messaggi, si aggiungono tecniche a tecniche per prolungare la sopravvivenza qui sulla Terra, come se la prospettiva fosse quella di uscire dal tempo: una meta potenziale della fisica teorica (già presente, peraltro, in millenari credi religiosi, in filosofie e mitologie attive nelle lontananze plurisecolari).
Intanto, il proposito di rendere il corpo umano immortale, o quantomeno straordinariamente longevo, comporta una rifondazione dell’intera antropologia. Come sappiamo, quella sorta di “ideologica tecnologica” che mira ai suddetti scopi si avvale degli apporti della genetica, dell’intelligenza artificiale e delle nanotecnologie. Ma ancor più essa si giova del sostegno di una cultura in lenta ma costante costruzione, le cui radici affondano nel rischioso terreno dell’immaginario moderno e contemporaneo.
Questo libro esamina le evoluzioni spesso contraddittorie dei vari miti dell’immortalità o dell’estrema longevità prodotti dalla letteratura degli ultimi due secoli: idee e concezioni “contagiose”, che hanno poi invaso il cinema, i comic books, i serial televisivi, i videogames e il web, generando un milieu di attese e di timori dalle dirompenti potenzialità.
I PRECENDENTI
Brecce nello scambio simbolico: Goethe, Balzac e Mary Shelley
Melmoth, l’errante di Maturin
Frankenstein: alzati e… cammina
Le superdonne di Haggard e Bulwer-Lytton
Dorian Gray
I post-umani di Wells
IL PRIMO NOVECENTO
Il Golem
Gli immortali di Meyrink
Il sogno di Shangri-La
Stapledon, transumanista ante litteram
EVOLUZIONE E INCOERENZA
La dannazione di Titone
Un cardine: Back to Methuselah di George Bernard Show
Orlando, inconsapevole immortale
“A-cronismi” e anacronismi
L’EREDITÀ DI DRACULA
Da James Gunn a Octavia Butler
Vampirismo clinico in Silverberg
Una forma “annidata” di mente collettiva
Quale giurisprudenza per gli immortali?
Norman Spinrad e la linfa del tempo
PAROLE IMMORTALI
Un’interpretazione allegorica dell’Eden
Non omnis moriar: corpo mortale, memi perenni
Arthur Clarke: dall’aide–mémoire al download cerebrale
FOREVER YOUNG
Qohèlet: tempo per ogni cosa
Gilgamesh e la fonte della giovinezza
Dispositivi di espulsione da Ron Howard a Saramago
ESPERIMENTI MENTALI PSICO-ANTROPOLOGICI
Gli imperituri di Herbert e Vance
Heinlein, Asimov, Zelazny e altri: lunga vita, brevi emozioni
Paul Anderson vs Vernor Vinge
L’immortalità secondo Simak il filosofo
Barjavel mette in guardia
Houellebecq tra Sade e Fourier
IMMORTALITÀ E FOLLIA
L’“eterno ritorno” di Landolfi e Grimwood
Calvino e le matrici dell’informazione
IMMORTALITÀ ROBOTICA
Computer-Dio/Dio-Computer
Organismi cibernetici e spiriti nella Rete